Tra i tanti musei presenti in Puglia, penso che quelli più ingiustamente sottovalutati siano i musei diocesani che contengono al loro interno opere e reperti di grande valore artistico e storico che hanno il merito di far comprendere al meglio il ruolo della Chiesa nel tessuto territoriale regionale, sin dalle origini del Cristianesimo.



Il Museo diocesano di Trani, posto nella stessa piazza della bellissima cattedrale romanica, ospita su due piani un’inconsueta ed interessante esposizione di macchine da scrivere, anche come testimonianza dell’uso e della funzione della scrittura nel corso del Novecento.
Al secondo piano, invece, c’è il tesoro capitolare, la sezione archeologica e quella lapidea sulla quale mi voglio soffermare.
I grifoni di Nicola Pisano
Hanno suscitato il mio interesse, infatti, due teste di grifo in marmo pario, attestabili al XIII secolo, provenienti dalla chiesa S. Maria della Scala di Trani e attribuibili ad un giovanissimo Nicola Pisano, il famoso scultore dei pulpiti del battistero di Pisa e del duomo di Siena attraverso i quali rinnovò il linguaggio scultoreo medievale.



Il grifone è un animale fantastico generalmente raffigurato con il corpo da leone e la testa di rapace. La sua doppia natura di felino ed uccello, quindi, incarna gli archetipi della cosmologia (cielo e terra) e, nella visione cristiana, le due nature umana e divina di Cristo.
Osservare un altorilievo
All’interno del museo, la ricostruzione di un altare in pietra tenera leccese, offre al visitatore l’opportunità di ammirare da vicino un altorilievo ricco di eleganti figurette scolpite che si animano straordinariamente dal fondo piatto.
Si tratta della scena della Crocifissione con i personaggi principali che si disperano attorno a Gesù già morto, con il capo reclinato.
Maria ha le braccia aperte in segno di disperazione e il suo gesto così eclatante sembra contrapporsi alla posa raccolta di un soldato alle sue spalle, in ginocchio e con le braccia incrociate sul petto. Dall’altra parte, invece, la Maddalena è nella tradizionale posa semidistesa ai piedi della croce e, più indietro, si trova un militare che ha ancora la canna con una spugna imbevuta di aceto come racconta il Vangelo di Luca.


A me sembra che l’ignoto scultore medievale sappia abilmente utilizzare i propri strumenti di lavoro perché ha modellato con una certa perizia le lunghe vesti delle donne e l’abbigliamento dei soldati, dagli elmi fino ai calzari. Soprattutto per i militari, le pose e i volti rimandano alla scultura antica e, all’estremità sinistra, i tre centurioni che si dovrebbero contendere la veste di Gesù, somigliano più nella loro disposizione alle classiche tre Grazie.

