Il colore rosso nell’arte medievale

Nell’arte medievale, il colore rosso non ha un significato positivo. A dirlo è lo storico francese Michel Pastoureau che, nel suo libro Medioevo simbolico, dedica un capitolo all’uomo rosso ovvero a quei traditori della tradizione letteraria laica e cristiana che vengono comunemente raffigurati con una capigliatura o una barba rossiccia.

In realtà, esiste un rosso più tendente al fulvo che è il colore dei demoni, della volpe, dell’ipocrisia, della menzogna e del tradimento.

colore rosso arte medievale Inferno
Nutrire la Bocca dell’Inferno nel De Civitate Dei di Sant’Agostino. Francia, 1375-1377. Parigi, Bibliothèque nationale de France, Département des Manuscrits, Français 22912, f. 2v. [gallica.bnf.fr]

E’ un rosso che non brilla come il vermiglio ma che, al contrario, presenta una tonalità opaca e spenta come le fiamme dell’Inferno che bruciano senza illuminare.

Giuda, il traditore rosso

Nessun testo canonico del Nuovo Testamento e neppure alcun vangelo apocrifo parla dell’aspetto fisico di Giuda. Eppure, la sua rappresentazione all’interno della scena dell’Ultima Cena è diversa rispetto agli altri apostoli. Spesso, infatti, si contrappone agli altri per la posizione intorno al tavolo, oppure regge un sacchetto di monete (la ricompensa del suo tradimento) o mette la mano nel piatto come riportano i Vangeli.

Dalla seconda metà del IX secolo, Giuda compare con la capigliatura rossiccia che diventa un suo costante attributo iconografico, associata ad una statura piccola, una fronte bassa, un volto animalesco o contratto, pelle scura, naso adunco, bocca grande e labbra nere.

I traditori rossi

Il rosso, tuttavia, non caratterizza solamente Giuda. Anche Caino è rosso perché tradisce il fratello Abele.

Nella Genesi, Esaù è “rossiccio e tutto come un mantello di pelo“: rozzo e irruente, vende al fratello Giacobbe il suo diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie e, malgrado il pentimento, si ritrova escluso dalla benedizione paterna e messianica e deve abbandonare la Terra promessa.

Anche Saul, il primo di Israele, è tra i rossi perché si suicida a causa della gelosia morbosa verso il fratello Davide. Proprio Davide, invece, “rosso con occhi bellissimi e bello di aspetto” esce dalla regola comune. Affinché il sistemi funzioni efficacemente, il binomio rosso-negatività deve avere appunto un’eccezione.

I capelli di Gano sono rossi: è lui il traditore della Chanson de Roland che per vendetta e gelosia invia al massacro il suo parente Rolando assieme ai suoi compagni. Un altro traditore rosso è Mordret, protagonista della leggenda arturiana e figlio incestuoso di re Artù.

Inoltre, tutti coloro che svolgono attività illecite o disoneste sono associati al colore rosso: boia, prostitute, usurai, cambiavalute, falsari, giullari. Tra questi, anche i fabbri, considerati stregoni, i mugnai, presentati come accumulatori e affamatori, e i macellai, crudeli e sanguinari.

Il rosso è il diverso

Il rosso, quindi, è colui che non è come gli altri e che appartiene ad una minoranza. Esso disturba, inquieta e scandalizza. Il rosso è l’altro, il diverso, l’escluso: nei romanzi arturiani del XII e XIII secolo, ad esempio, i numerosi cavalieri vermigli si contrappongono all’eroe per sfidarlo o per ucciderlo.

Giuda Gesù bacio Medioevo
Arresto di Cristo, part. di una vetrata della chiesa di Sankt Peter a Wimpfen im Tal, Hesse, ca. 1290. Darmstadt, Hessisches Landemuseum (tratto da Pastoureau, Medioevo simbolico, Laterza, 2019).

Peggio di essere rosso di capelli è avere la pelle punteggiata di macchie rossastre. Il chiazzato, infatti, rimanda all’impurità e inquieta perché le malattie della pelle spaventano per la loro pericolosità e mortalità. Nel Medioevo, infatti, le malattie della pelle, come la lebbra, comportano l’allontanamento dei contagiati dalle comunità per il timore di possibili contagi.

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