Come Banksy racconta il conflitto israelo-palestinese

Da sabato 7 ottobre, il conflitto israelo-palestinese è esploso in tutta la sua violenza attraverso un attacco da parte del gruppo radicale Hamas contro la popolazione israeliana causando più di 1400 morti e oltre 200 ostaggi. La risposta di Israele è stata quella di bombardare la striscia di Gaza e di avviare a un’operazione militare di invasione via terra.

Le opere di Banksy in Palestina

I territori palestinesi della Cisgiordania e di Gaza ospitano numerose opere di Banksy, un artista britannico dall’identità ancora sconosciuta che è considerato uno dei maggiori esponenti della street art.

Già nel 2015, Banksy pubblicò un video su Gaza, presentandola come una destinazione da sogno e un’opportunità turistica ed economica ribaltando ironicamente e beffardamente le tragiche condizioni della città. L’artista entrò nella Striscia di Gaza tramite dei tunnel sotterranei e risalì in superficie attraverso una porta di metallo. 

D’altronde, Banksy è diventato famoso proprio per le sue provocazioni e per la messa in discussione dei valori e dei comportamenti tradizionali della società di massa. Egli tocca temi altamente divisivi e fa spesso riferimento alle questioni più scottanti del nostro tempo.

Il muro: da barriera a supporto

Il territorio medio-orientale è segnato dalla presenza di muri che rappresentano delle lunghe barriere di separazione tra le due popolazioni palestinese ed israeliana. Questi muri sono stati eretti per motivi di sicurezza al fine di evitare attentati terroristici ma, di fatto, segregano intere comunità, complicano e limitano la vita quotidiana di migliaia di persone.

Al contrario, per gli artisti di strada, il muro è il miglior supporto per le loro realizzazioni: uno spazio grandissimo e gratuito che permette di veicolare ad un pubblico eterogeneo qualsiasi messaggio che sia contro l’odio, l’indifferenza e il fanatismo religioso di quella terra.

In Cisgiordania, sul muro che separa Gerusalemme dalla città di Betlemme, è apparso un enorme squarcio dipinto raffigurante il panorama della città santa.

Nel 2014, Banksy ha prodotto un murale raffigurante una figura piegata dipinto sulla porta di una casa distrutta dai militari israeliani a Beit Hanoun, una città di medie dimensioni a nord della striscia di Gaza.

Sempre Banksy, ha trasformato una torre di sorveglianza israeliana in una giostra: un mezzo di controllo militare diventa uno strumento di gioco e di divertimento.

Beit Sahour, apparve nel 2003 il famoso The Flower Thrower che lancia un mazzo di fiori al posto di una molotov.

Nel quartiere Silwan di Gerusalemme Est occupato da Israele, esiste un’installazione diffusa sulle pareti di innumerevoli case che raffigurano grandi occhi di filosofi, attivisti e artisti del mondo che osano sfidare le forze di occupazione e testimoniano la violenza coloniale esercitata contro il popolo palestinese. I Witness Silwan è, dunque, una sorta di riflessione sulle direzioni e la natura degli sguardi verso questo conflitto: gli occhi umani, ad esempio, contrapposti agli occhi artificiali delle telecamere di video sorveglianza installate dagli israeliani, invadenti e pressanti.

L’hotel di Banksy

il Walled off è il sensazionale hotel di Betlemme progettato e allestito da Banksy con dieci stanze arredate diversamente.

Il piano bar è un irriverente omaggio al passato coloniale inglese della Palestina con un elegante arredo britannico tra dipinti che riproducono le opere di Banksy vandalizzate nel corso del tempo, statue soffocate dai fumi dei gas lacrimogeni e un pianoforte a coda meccanico telecomandato che suona da solo.

Cicatrice di Betlemme Banksy

All’interno del bar, si trova la Cicatrice di Betlemme, ovvero una natività modificata: la Sacra Famiglia è posta davanti a un muro di cemento perforato da un colpo di mortaio che crea un buco a forma di stella.

La visione del conflitto israelo-palestinese è mitigata dalle scritte in inglese e francese “amore”, “pace” e “libertà”, poste dietro i personaggi.

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