L’architetto napoletano Claudio Adamo (1931-2008) è una delle personalità artistiche più importanti del Novecento che abbia operato nella città di Taranto. In questo post, mi voglio soffermare soprattutto su una sua piccola realizzazione che si trova all’interno della chiesa di Sant’Antonio da Padova, a Taranto, vicino all’ospedale cittadino e a due passi dal mare.
Una breve biografia
Adamo si è formato presso la facoltà di Architettura dell’Università di Napoli Federico II nel decennio 1949-59 e si traferisce a Taranto nel 1961 dove insegna Disegno geometrico, Prospettiva ed Elementi di Architettura all’Istituto d’Arte di Grottaglie. Anche la moglie, Lucia D’Ammacco, di origine tarantine, è architetto e firmerà tanti progetti con il marito.
Nel 1975, Adamo fonda l’Ordine Professionale degli architetti con l’intento di affermare la dignità e i diritti di una figura professionale ben distinta e riconoscibile rispetto a quelle dei geometri e degli ingegneri. I suoi lavori riguardano l’edilizia residenziale e scolastica ma il suo estro si esprimerà totalmente negli edifici di culto, dalla chiesa di S. Giovanni Bosco a quella di S. Massimiliano Kolbe.
La cappella dell’Eucaristia nella chiesa di S. Antonio
Ho scelto di approcciarmi al lavoro di Adamo attraverso un’opera più intima e più piccola nelle proporzioni rispetto alle sue più famose realizzazioni. Nella chiesa di S. Antonio, infatti, alla sinistra dell’altare maggiore, c’è una cappella in cui si conserva il SS. Sacramento introdotta da tre archi aggettanti. Si tratta, quindi, di un luogo di contemplazione (non di azione) in cui il fedele prega.
Per Adamo, tutti gli elementi architettonici e i materiali devono concorrere ad esaltare questo momento di intimità con il Signore.
I materiali e la luce
La superficie muraria è curvilinea per meglio “abbracciare” il fedele. Il pavimento è di granito a due tinte e riprende quello della navata. La parete cilindrica principale è intonacata di bianco e, quella opposta, è rivestita con piastrelle di gres. La parete aggettante, frontale rispetto all’ingresso, è rivestita con conci di pietra di Carovigno. Tutti questi materiali, quindi, riflettono ed assorbono la luce naturale proveniente dal lucernario superiore generando una condizione di luminosità astratta, ultraterrena e onirica.
La frase di Paola Adamo
Le pareti, inoltre, sono percorse da una striscia metallica dorata. Ad un certo punto, appare una scritta: Se credi in Dio hai il mondo in pugno. Questa frase è stata pronunciata dalla figlia dell’architetto, Paola Adamo, morta a 14 anni nel 1970 e proclamata serva di Dio. Attualmente è in corso la causa di beatificazione e santificazione e la sua tomba si trova presso il cimitero di San Brunone a Taranto.
Le decorazioni della cappella
L’elemento principale della cappella è il tabernacolo che contiene l’ostia consacrata. Esso è un cubo sopraelevato in ceramica verde, fatto dal maestro grottagliese Orazio Del Monaco, professore di belle arti a Bari. Sul fronte è raffigurato Gesù con l’agnello sulle spalle e, ai quattro angoli, ci sono gli elementi della terra pugliese: i pesci, il grano, l’ulivo e il mirto.
Dietro il tabernacolo, sulla parete curva, c’è una scena in cui Maria consola gli apostoli, realizzata in ceramica grezza. Lateralmente, si intravede un pavone, antico simbolo cristologico.
La scala
Le pareti curve e la scala danno un’impressione di profondità e di dilatazione dello spazio. La scala in granito, in realtà, non conduce in nessun luogo ma termina dietro la parete rimandando ad un indefinito luogo di incontro tra l’uomo e Dio. Secondo Adamo, questo elemento deve far scaturire spontanea l’espressione del profeta biblico Giacobbe: Quanto è terribile (ovvero straordinario e stupefacente) questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del Cielo. D’altronde, proprio Giacobbe sognò una scala verso il cielo con la quale Dio si rivelava per rinnovare l’alleanza con i suoi padri.
Per approfondire la personalità di Claudio Adamo: Claudio Adamo architetto. Progetti e opere / Lucia D’Ammacco Adamo e Anna Irene Del Monaco, Taranto, Scorpione, 2010.