Merci e mercati nella pittura del Cinquecento

A partire dal XVI secolo, gli artisti esplorano e sperimentano nuovi generi pittorici raffigurando oggetti inanimati (la natura morta) o scene quotidiane cittadine come mercati, lavori artigianali e domestici.

Le scene di mercato fiamminghe

La scena di mercato del pittore fiammingo Joachim Beuckelaer (1533-74) raffigura una venditrice con diversi prodotti agricoli, un segnale della trasformazione sociale ed economica in atto nei Paesi Bassi nel XVI secolo.

pittura Cinquecento mercato
Joachim Beuckelaer, Venditrice con frutta, verdura e pollame, 1564

Molti ricchi cittadini, infatti, avevano acquistato proprietà terriere non più produttive da aristocratici impoveriti che vivevano ormai soltanto della riscossione di rendite monetarie il cui valore diminuiva continuamente a causa del fenomeno dell’inflazione.

I proprietari di questi terreni introdussero nuovi metodi di produzione impiegando numerosi braccianti per far fronte non solo ad un mercato interno ma anche ad uno esterno a causa dell’aumento generale della popolazione. Al sistema di coltura tradizionale a rotazione triennale, si sostituì quello a colture alternate, basato su un sistema più intenso e sistematico del terreno, che provocò eccedenze agricole.

L’abbondanza di merci esposte nell’opera di Beuckelaer si configura come un’esaltazione della nuova fase economica che provoca un superamento delle precedenti condizioni di denutrizione. Inoltre, la varietà dei prodotti raffigurati (uva, ciliegie, pesche, pere) è una testimonianza delle nuove tecniche di innesto ed incrocio di piante da frutto.

I ceppi di cavolo, cangianti tra il verde e il violetto, con le forme arricciate e spiegazzate delle foglie, sono la prova di una migliore concimazione del terreno.

La danza delle uova di Aertsen

Gradualmente, quindi, gli artisti abbandonano i soggetti religiosi o li confinano in secondo piano all’interno delle nuove scene di genere.

Nella divertente Danza delle uova (1552) ambientata in un bordello, Pieter Aertsen (1508-75) raffigura un giovane che gioca con le uova al ritmo della musica di un suonatore di cornamusa. L’obiettivo finale della danza era di rotolare un uovo all’interno di un cerchio di gesso – senza che si rompesse – e coprirlo con una ciotola di legno con il solo movimento dei piedi.

pittura Cinquecento uova
Pieter Aertsen, La danza delle uova, 1552

Questo divertimento, insieme al comportamento dissoluto delle altre figure, serviva da monito morale contro la dissolutezza. Data l’abbondanza di alimenti sul mercato, in questo caso, il cibo assume anche un ruolo diverso da quello del semplice sostentamento nutritivo.

Agricoltura e mitologia con Jordaens

Con Jacob Jordaens (1593-1678), l’abbondanza provocata dall’applicazione dei nuovi metodi di produzione in agricoltura ha come conseguenza l’esaltazione mitologica del terreno con le sue capacità di rendimento.

pittura Jordaens agricoltura
Jacob Jordaens, Allegoria della fertilità, 1623 ca

Il pittore, quindi, riunisce satiri, divinità dionisiache e donne nude con composizioni dei prodotti della terra.

Scene di macelleria

pittura Cinquecento macelleria
Bartolomeo Passerotti, La macelleria, 1580

Secondo gli studiosi di teologia, la rappresentazione di una macelleria rimanda alle tentazioni della carne e ai nuovi pericoli derivanti dal consumismo alimentare di quei tempi. Dopotutto, la carne macellata è ancora un forte riferimento alla morte e alle pratiche di digiuno e astinenza in occasione di alcuni tempi liturgici.

Gli artisti italiani Bartolomeo Passerotti e Annibale Carracci mostrano la rudezza e la brutalità dei lavoranti di una macelleria che sembrano offrire allo spettatore i diversi tagli dicarne.

pittura Cinquecento macelleria
Annibale Carracci, Bottega del macellaio, 1585

In particolare, nel dipinto di Carracci, a destra, un garzone solleva e appende ad un gancio un mezzo manzo con la colonna vertebrale e le interiora in evidenza come in un dissezionamento anatomico. In primo piano, un altro garzone è intento a sgozzare una pecora con le zampe legate. Un terzo regge una bilancia servendosi dei pesi. In secondo piano, una cliente ha già espresso la sua richiesta di acquisto.

pittura Cinquecento macelleria
Pieter Aertsen, Banco di macelleria,1551

Il banco di macelleria di Aertsen offre una strabiliante quantità di carni diverse tra tavoli, pentole, piatti, una botte, sgabelli di vimini e cesti. Si notano, infatti, zampe di maiale, una testa di bue, salsicce, minestra, un pollame sgozzato e un pezzo di sugna.

Per approfondire: Schneider Norbert, Nature morte. Realtà e simbolismo delle cose. La natura morta agli inizi dell’epoca moderna, Taschen, 1991.

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